SOSPIRI E SBUFFI
Diario quotidiano del Palazzo a cura degli OSTinati
Slogan azzeccatissimo.
Ai destinatari in indirizzo.
L'apertura delle Officine Solimano va salutata con un aaaahhh (sospiro) di soddisfazione: finalmente dei locali centrali recuperati alla cultura dal Comune di Savona.
L'entusiasmo ci fa passare sopra alla grafica sovietica con cui è stata reclamizzata l'apertura, all'orribile facciata disadorna, alla mancanza di un'insegna, all'assenza di una bacheca, alla mancanza di cartellonistica stradale, ecc.
Viva le Officine Solimano. Viva i Cattivi Maestri, viva il Nuovissimo Filmstudio, viva il rinnovato Rain Dogs.
Ma il pensiero subito dopo corre a come il Comune faccia figli e figliastri.
Da una parte l'ultima società sportiva savonese riceve un sacco di soldi per gestire l'impianto in cui si allena, dall'altra le più valide energie culturali della città, per entrare nel locale, devono investire, a testa, da un minimo di 60.000 ad un massimo di 170.000 euro per arredi ed attrezzature. Quando mai ammortizzeranno l'investimento? Speriamo bene. E non basta.
Perchè per entrare nei Solimano le tre Associazioni hanno dovuto pagare dazio. Infatti chi vuole assistere agli spettacoli deve obbligatoriamente essere tesserato ARCI (perchè non AICS, San Paolo, od altro è un mistero postcomunista).
L'escamotage di fare un circolo ARCI, fingendo di riservare l'attività ai soli soci, è dovuto al fatto che i locali utilizzati dai Circoli, solitamente, non hanno l'agibilità per lo spettacolo. Quando qualcuno si mette di traverso, anche se è un Circolo, con ingresso riservato ai soci, viene chiuso lo stesso (Vedi Teatro Sacco), ma solitamente ciò non succede.
Le Officine Solimano però l'agibilità ce l'hanno, eccome.
Perchè allora questo inutile balzello per il pubblico e per i gruppi?
Non si tratta di noccioline: 10.000 tesserati (che sono la cifra minima per stare in piedi) fanno 100.000 euro incassati, puliti puliti, ad inizio anno senza fare fatica, dall'esattore politico del dazio.
Come è stato possibile permettere questo? Probabilmente non se n'è accorto nessuno. Che sbadatoni.
Provvedete subito: che la sottoscrizione della tessera ARCI sia volontaria, una scelta politica di campo, ma non la cresta di chi sfrutta il lavoro di ristrutturazione pagato con i soldi pubblici. Uffa (sbuffo).
Buon spettacolo a tutti
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domenica 27 ottobre 2013
LA CRESTA SULLA SPESA
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